PARTE 01
MODERN YOGA
Oggigiorno è innegabile che lo yoga attiri un interesse non solo diffuso ma anche diversificato di praticanti, sia nella sua componente intellettuale che nella sua applicazione pratica. In Italia se ne stimano circa due milioni, in aggiunta agli insegnanti e istituzioni. L’odierno status dello yoga è caratterizzato da un insieme di processi e dinamiche di carattere sociale politico/economico/culturale che possono essere rintracciate negli ultimi anni del XIX secolo, da cui è possibile individuare le ragioni alla base dell'attuale popolarità dello yoga.
Parleremo qui dei maestri più influenti di fine ‘800 e ‘900, che hanno avuto un impatto sociale importante sulla considerazione dello yoga, soprattutto in Occidente. L'identità di ciò che oggi soddisfa la comune e condivisa definizione di yoga (a cui ci si riferisce ricorrendo al termine Modern Yoga) è infatti il prodotto di una storia che si può far iniziare nel 1893. Come già accennato nell'articolo precedente, l’11 settembre 1893 Vivekananda tenne suo celebre discorso al primo Parlamento mondiale delle religioni a Chicago: in questo discorso introdusse al pubblico statunitense la tradizione religiosa hindu, convinto che tale spiritualità fosse erroneamente percepita in maniera decadente e negativa. Con Vivekanda, iniziamo quindi la nostra analisi dei maestri del modern yoga.
Vivekananda
(1863-1902) di nome Narendreanath Datta, nacque da una famiglia hindu di alta estrazione sociale e culturale e maturò un notevole interesse nei confronti della filosofia occidentale. Fu profondamente influenzato da Ramakrishna, bramhano bengalese, fervente mistico, diventandone il più devoto discepolo e votandosi completamente all'applicazione dei suoi insegnamenti.
Era profondamente attratto dalla vita contemplativa e meditativa, pur restando convinto della necessità dell'azione sociale. Vivekananda ebbe il merito di introdurre al pubblico occidentale, quale parte integrante del patrimonio spirituale indiano, lo yoga e iniziò a guadagnare popolarità in occidente alla fine del XIX secolo. Vivekananda criticò pubblicamente la dimensione fisica dello yoga, opponendo un netto rifiuto all’Hatha yoga e nello specifico agli asana. Questo rifiuto ha ragioni storiche/sociali e è legato ai pregiudizi degli hindu appartenenti alle caste elevate nei confronti degli yogin, fachiri e mendicanti di bassa casta che chiedevano elemosine esibendosi in pubblico con posture yogiche estreme.
I praticanti del diciannovesimo secolo erano soggetti a critiche in quanto vi era anche un alone di diffidenza verso le posture dello yoga, spesso associate a pratiche sessuali e con una ricerca del piacere fisico fine a se stessa. Lo yoga di Vivekananda dava enfasi alla componente meditativa, basata sull'autosviluppo e l'attivismo etico. Il suo contributo alla storia dello yoga moderno fu essenziale per riabilitare questa disciplina dalla reputazione negativa che godeva sia in India che in Occidente.
Sri Aurobindo Gosh
(1872-1950): nato a Calcutta, di forte personalità e intelligenza fuori dal comune, profondamente innovativo, deciso a liberare il proprio paese dagli invasori è inizialmente un patriota rivoluzionario anti-inglese. Cambia poi completamente sentiero dedicandosi alla pratica e all'insegnamento dello yoga, di cui divenne maestro e innovatore. Personaggio complesso, poeta, filosofo e mistico: lo yoga aurobindiano, prende le antiche tradizioni yogiche ma anche concezioni evoluzionistiche occidentali. Il suo purnayoga (yoga completo) si propone come fine l'unione consapevole dello Spirito con il Tutto in cui lo yoga è lo strumento che, grazie a una totale sottomissione a Supremo, permetterà di forgiare il superuomo.
Nel 1926, insieme a Mirra Alfassa (conosciuta anche come “la Madre”) fonda lo Sri Aurobindo Ashram, una comunità spirituale. Successivamente, sotto la guida de La Madre, nel ’68 nasce Auroville, una città nata con l’intento di essere universale, dimora accogliente per chiunque voglia vivere in una pacifica comunità internazionale, tutt’ora esistente.
Mahatma Gandhi
(1869-1948): può apparire discutibile la sua inclusione tra i maestri contemporanei di yoga, ma diventa chiara se lo si considera come un seguace del Karma Yoga, la via dell'azione disinteressata. Non è un caso che abbia avuto come libro preferito la Bhagavadgita. Inoltre, la sua pratica di yama e niyama è stata profonda, costante e coerente (si pensi alla fedeltà al voto di non violenza o alla ferma adesione alla verità). Non dà rilievo a parti più specificamente tecniche quali gli asana e il pranayama, ma comunque non possiamo non ritenere Gandhi uno yogin che ha insegnato elevati valori di rinuncia, distacco e autocontrollo.
Kuvalayananda
(1883-1966): ha dedicato la sua attenzione soprattutto agli effetti psicofisici della pratica yogica ricercandone una spiegazione in linea con le scienze moderne e con una loro utilizzo terapeutico. Ha fondato il Kaivaliyadharma Institute e ospedali dove le cure si basano su terapie yogiche e ha pubblicato libri e articoli.
Sivananda
(1887-1963): è stato dapprima un medico, dedicando molto tempo libero alla lettura e allo studio della tradizione filosofica, devozionale e teologica hindu, avvicinandosi anche alle opere di Vivekananda. Ha poi abbandonato la professione, stabilendosi a Rishikesh per aprire un ashram in cui ospitare i suoi seguaci.
Nel 1936 fondò la Divine Life Society, come uno spazio dedicato a coloro che definì gli educati cittadini del mondo, per rifugiarsi e ristorare la propria personalità. Una delle prime attività della Divine Life Society fu l'editoria, ancora oggi una delle attività caratterizzanti questo istituto.
Sivananda propose un insegnamento che fonde dottrine del Vedanta e pratiche ascetiche con l’ottuplice sentiero dello yoga: servire, amare, donare, purificarsi, essere buoni, fare del bene, meditare e comprendere. Ha codificato una sequenza di 12 asana, ciascuno dei quali stimola un particolare chakra. Oggi la Divine Life Society si configura come un'organizzazione moderna che fornisce servizi e sostegno di carattere sociale, educativo e medico alle comunità locali e internazionali.
Paramahamsa Yogananda
(1893-1952): è stato scrittore, filosofo e mistico indiano. Sannyasin dell’ordine monastico dei Giri, si trasferì negli Stati Uniti, insegnando con successo il Kriya Yoga che risalirebbe a Babaji, un asceta himalayano lungo vivente. L’insegnamento del Kriya Yoga nella sua forma più pura richiedeva un rapporto personale tra guru e discepolo ed era insegnata in forma privata e segreta.
Yogananda divenne discepolo di Swami Sri Yukteswar, a sua volta discepolo di Lahiri Mahasaya. I suoi insegnamenti pongono l’attenzione sul passaggio dalla tipica condizione dell'uomo comune, caratterizzata da movimenti senza posa del pensiero, a uno stato di spirito libero risvegliato. Insegna tecniche yoga di meditazione, concentrazione ed energizzazione da lui stesso create e la tecnica del kriya yoga.
Celebre il suo libro “Autobiografia di uno yogi”, uno dei più importanti e ispiranti dello yoga moderno. Non si può non menzionare uno dei discepoli diretti di Yogananda, Swami Kriyananda, che con la comunità di Ananda, ha creato una delle realtà yogiche che più hanno contribuito a divulgare nel mondo il suo pensiero e il significato spirituale dello yoga.
Continua la seconda parte lunedì prossimo!
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