NATO CON 8 CURVE NEL CORPO
Ciao
Prima di ricominciare l'anno accademico di yoga abbiamo pensato di farti conoscere in 4 appuntamenti con cadenza settimanale alcuni tra i più bei miti e leggende degli asana dello yoga come per esempio la storia del saluto al sole, una delle sequenze yoga più celebri.
In questo primo appuntamento vi parleremo dell'avvincente storia del saggio Astavakra che da il nome appunto a astavakrasana, l'asana delle otto deformità del saggio.
AṢṬĀVAKRĀSANA
L’antica filosofia indù proviene da una serie di scritture, trasmesse oralmente, note come “Veda”. Si trattava di canti messi a melodia e intonati durante rituali. Tuttavia, con il passare del tempo, le persone persero di vista lo scopo di questo rituale. Serviva a invocare gli dèi e ottenere da loro doni e favori. Il re Janaka di Mithilā decise perciò di organizzare una grande conferenza, alla quale invitò i saggi di tutta la terra per discutere riguardo la reale natura dei Veda e, cosa più importante, cercare di comprendere la vera natura del mondo. Il raduno alla corte di Janaka portò alla composizione di quelle che oggi chiamiamo “Upaniṣad”, i discorsi che cercano di spiegare la visione del mondo indù, e ispirò il famoso Kumbhamelā, dove i saggi si incontravano per scambiarsi vasi di amṛta, il nettare dell’immortalità che rappresenta la conoscenza.
Tra i saggi partecipanti vi era Kahoda, che prima di andare a palazzo, discuteva con la moglie, incinta, riguardo la natura dei Veda. Il loro bambino in grembo, correggeva il padre mettendo in evidenza gli errori. Lo interruppe per otto volte. Il padre Kohoda così si arrabbiò maledicendo il suo stesso figlio: sarebbe nato con otto curve nel corpo. Di conseguenza, il bambino nacque deforme. “Aṣṭāvakra”, come fu chiamato il neonato.
Il bambino crebbe fino a diventare ragazzo. Nel frattempo il padre, Kahoda, aveva perso un dibattito sui Veda, alla corte del re Janaka, ed era stato privato del suo onore e prestigio.
Aṣṭāvakra, così, si recò alla corte e sfidò l'uomo che aveva sconfitto il padre dimostrando con facilità, la sua grande intelligenza e di aver compreso in profondità i Veda tanto da far inchinare al suo cospetto i saggi e il re.
Quando gli fu chiesto di esprimere un desiderio, Aṣṭāvakra chiese che l’onore di suo padre fosse ristabilito. Kahoḍa capì il proprio errore e la propria arroganza. «I capelli grigi non rendono più saggi»
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